On December 21, 2011, in the midst of a very difficult period, Dani and I began a journey that was intended to make our lives more beautiful. That day Troglodytes Photo (The Graceful Art of Beautifying Existence) was born, a blog in which day after day we published the beautiful things we could find in the world, images and poems. Here you will find a selection of the things we like the most. If you wish to use the images or texts please do not hesitate to contact me.
Italian poems and texts have not been translated.
“A Thing of Beauty is a Joy Forever” (John Keats)
“Beauty is perhaps the last true form of spiritual resistance” (Gilad Atzmon)
“Non lo so, mi è venuto così” (I don’t know, that’s how it came to me) (Vilhelm Hammershoi)
Photos by Giuliano Forghieri – Poetry and prose by Daniela Morisi
© 2011-2016 Giuliano Forghieri and Daniela Morisi
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The first one
Azzurro e rosso, la casualità di una caduta libera
L’azzurro racconta il tempo lungo e lentissimo delle ere geologiche; il rosso, il breve volgere di una stagione.
December 21, 2011
A stone on the bed of the Sillaro river
Graffito
La pietra sta…
È passata l’acqua fangosa della piena
e quella limpida e spumeggiante
che sa di pioggia di primavera.
Son passate foglie
nel turbine del vento
e farfalle
con ali di pulviscolo colorato.
La pietra sta…
Son passate api frettolose
a raccontar di fiori meravigliosi
e libellule distratte
fatte di cristallo luminoso.
È passato il falco:
col suo elettrico sguardo spietato
ha percorso la pietra
…e se n’è andato.
Nel crepuscolo violetto
la saggia civetta dagli occhi d’oro
è passata, senza fermarsi.
È passata la biscia,
lucida d’acqua e di fanghiglia,
e si è riposata un poco,
lasciando in dono sulla pietra
i suoi sogni antichi di rettile…
Son passate mille e mille stagioni
e mille soli
e nuvole vagabonde
e stelle a miliardi
nel velluto nero delle notti.
La pietra sta.
December 28, 2011
Un caiòun, tant caiòun
(A fool, many fools)
Guarda mamma, quello sono io!
(Autoritratto)
Mondi alternativi e vite parallele
in piccoli universi curvi.
Nella grande casa bianca, con tante finestre che danno sulla piazza, abita una ragazza dai capelli biondi. Si chiama Irene, nome che, peraltro, non le è mai piaciuto: a suo parere, non le si addice proprio. A dire il vero, neanche questa casa le si addice, nè questa piccola, banale, soffocante città.
Oggi è il suo compleanno. Oh se qualcuno le regalasse un biglietto di sola andata per…per…per Qualsiasipostoviadaqui!
Nella grande casa bianca, con tante finestre che danno sulla piazza, abita una ragazza dai capelli biondi. Il suo nome è Beatrice, ma gli amici la chiamano Bea… “amici” appunto, nessuno davvero “speciale”…
A proposito di amici, oggi sono tutti invitati alla festa del suo compleanno. Dalla cucina arriva il profumo della torta appena sfornata…
Nella grande casa bianca, con tante finestre che danno sulla piazza, abita una ragazza dai capelli biondi. Il suo nome è Daniela, e in verità le piace, ma preferirebbe chiamarsi Irene… chissà perché…
Ha appena ricevuto dal suo ragazzo il regalo di compleanno e lo sta scartando con impazienza…
Nella grande casa bianca, con tante finestre che danno sulla piazza, abita una ragazza dai capelli biondi. Si chiama Gaia, ma gaia in questo momento non è davvero!
Proprio oggi, che è il suo compleanno… bè, meglio non pensarci… domani è un altro giorno!
Nella grande casa bianca, con tante finestre che danno sulla piazza, abita una ragazza dai capelli biondi. Si chiama…
December 29, 2011
Airone guardabuoi
(Ardeola ibis)
didascalia:
U O I N U O G A B I A D R A R E
? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ?
…proviamo in ordine alfabetico:
A A A B D E G I I N O O R R U U
…così è anche peggio!
? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ? ?
ABIURARE GAUDIO, NO!
…bè,il linguaggio è aulico, ma il senso è chiaro
e io sono completamente d’accordo… però…
non c’entra niente con le immagini!
BURRONE GUAIO, DAAI!!!
Eh sì, anche questa volta sono d’accordo:
non te l’aspetti e, all’improvviso,
proprio davanti ai tuoi piedi si spalanca un burrone!
È davvero un gran guaio… daai! daai! …salta!
dai che ce la fai! vola!
…ma ancora no,
non sembra avere molto a che fare con le immagini,
se non per il riferimento finale al volo…
BUIO, RADUNARE IOGA…
…è un po’ criptico, in verità…
ERA BUIO, GUARDIANO…
…di nuovo il “buio”…
Eppure questo piumaggio,
così vaporoso e candido,
non evoca certo l’oscurità!
Fa pensare piuttosto
a nuvole – neve – zucchero filato…
AIRONE GUARDABUOI
Ah sì, adesso ci siamo!
Dei buoi non c’è traccia, ma è senz’altro LUI!
Da “Uccelli d’Europa”
“Airone guardabuoi (Ardeola ibis), cm. 50 X 94 […] Si ciba sui campi o nelle paludi […] Si può distinguere per la sua livrea bianca, il corpo piuttosto tarchiato […] A distanza ravvicinata si notano i colori del becco e delle zampe.”
December 31, 2011
Acrostic
Pettirosso
(Erithacus rubecula)
Dialogo fra la Fata Vitalba e Robin Pettirosso in un giorno di mezzo inverno.
“Piccola Fata, che in bianche piume ti pavoneggi
fra i nudi arbusti invernali,
buongiorno a te!”
“E a te, Robin Pettirosso! Se le tue fattezze non m’ingannano,
tu sei parente di quel folletto bugiardo e malizioso
chiamato Robin Goodfellow… o altrimenti Puck…”
“Tu non t’inganni, ma quel Robin,
che s’aggira nei boschi a mezz’estate,
è un vero discolaccio.
Talvolta spaventa le ragazze, fa cagliare il latte,
ferma le ali dei mulini
e fa sbagliar strada ai viandanti notturni…
Io invece amo l’inverno
e non amo i dispetti.”
“Robin Pettirosso,
ti conosco bene!
Oggi ho sentito dire
che hai provveduto a tener calde
le uova del tordo sassello…
Sorpresa dalla neve nel folto del bosco,
la madre tardava al nido…
Sì, lo gnomo Saltazolle
me l’ha raccontato!
Oh, so che il tuo piccolo petto
colore del fuoco
nasconde un cuore d’oro!”
January 2, 2012
Still life in studio
Elapsed Time
Il Tempo è una sfera verdazzurra
che gira su se stessa
e in se stessa si rispecchia.
È il ticchettio incessante degli ingranaggi,
il battito del cuore,
il ritmo del respiro.
È la musica delle Stelle
che, instancabili, percorrono le loro orbite luminose.
È la risacca dell’onda
che spumeggia sulla spiaggia.
È bolla di sapone
che cattura il mondo nel suo vortice iridescente
…e all’improvviso si frange in inutile spruzzo…
È la vita della sequoia, più breve di un millennio.
È la vita dell’effimera, più lunga di un’ora.
È l’acqua del fiume, che scorre
e non risale mai alla sorgente.
È perso, come un sasso nel mare.
Vola, come rapida rondine,
ma ha artigli di rapace
e divora anche le pietre.
Cammina a passi felpati
come un gatto nel buio.
È la polvere che si alza ai tuoi passi
lungo il cammino della vita.
È l’attimo che fugge, è l’attimo che opprime:
più lieve di una piuma, più pesante del piombo.
È il passato che dorme nel buio,
è la trama inconsistente del futuro,
è l’inafferrabile presente.
È ricordo, rimorso, rimpianto,
memoria, nostalgia e malinconia.
È occupazione, preoccupazione, ansia,
è noia, abitudine, rito.
È fantasia, è attesa.
È consolazione e vendetta.
È crescita, trasformazione, cambiamento,
movimento e metamorfosi.
È evoluzione e rivoluzione.
È seminare e raccogliere, è Morte e Rinascita.
È sabbia fra le dita,
è nebbia che evapora, è cenere, è neve sciolta.
È gocciolio.
È il guscio frantumato,
la candela che si consuma,
il fiore appassito.
È l’ombra dello gnomone sulla meridiana,
l’agenda, il cronometro, la clessidra, la sveglia,
l’anticipo e il ritardo,
la data, l’orario e la scadenza,
l’annata, la mensilità, la quotidianità,
buongiorno e buonanotte, sonno-veglia,
il pane fresco e il giornale,
aspettare l’autobus e prendersi un break,
chilometri all’ora e timbrare il cartellino,
ere geologiche, olimpiadi e compleanni,
il moto di rotazione e quello di rivoluzione,
anni-luce, epoche, corsi e ricorsi, lustri e quadrimestri,
l’anno 0 e la fine del mondo,
avanti Cristo e dopo Cristo, Storia e Preistoria.
È carpe diem e sfera di cristallo,
i segni zodiacali dell’oroscopo
e le figure criptiche dei Tarocchi.
È il giro del mondo in 80 giorni,
è l’orologio del Cappellaio Matto,
che indica i giorni, ma non le ore.
…in sei giorni creò il Mondo e il settimo si riposò.
È Kronos, l’eviratore del Padre,
generato dalle viscere di Gea, la Primordiale,
che ad uno ad uno divorò i suoi figli…
…è velocità che divora lo Spazio.
È Apocalisse: è la fine dei Tempi.
È l’Ineffabile, l’Irripetibile, l’Inarrestabile,
l’Inesorabile.
(È l’intervallo: il sipario si chiude)
È mitico.
È sacro, liturgico, rituale.
È la campana e il muezzin.
È il calendario con i Santi,
le fasi lunari,
equinozi e solstizi, buio e luce, notte e dì,
trentagiornihanovembreconaprilgiugnoesettembre,
gli anni bisestili,
le stagioni,
le età della vita…
…quantèbellagiovinezzachesifuggetuttavia,
ieri e oggi
…deldomannonvècertezza.
È danza, musica, ritmo, silenzio.
È poesia, sillaba-accento-pausa.
È correre, camminare, fermarsi.
…è per sempre… è mai più…
prima-dopo-ancora
durante-nel frattempo-un’altra volta
subito-immediatamente-in un batter d’occhio
ultimamente-recentemente-prossimamente
incessantemente-continuamente-contemporaneamente
ininterrottamente-istantaneamente-momentaneamente
senza soluzione di continuità,
è ADESSO!
È rovina e rinnovamento,
perseveranza e durata,
impazienza e fretta,
permanenza e conservazione,
ripetizione e insistenza.
È ozio, negozio e vacanza,
prospettiva e retrospettiva,
accelerazione e rallentamento.
È l’Inizio e la Fine.
È il Big Bang e il Gnab Gib.
È il respiro dell’Universo.
È vasto e insondabile,
è pietoso e crudele,
è sprecato, disponibile e tiranno.
È un’idea, una struttura mentale,
una sfida, una beffa, un assillo.
È fenomeno, illusione, paradosso.
È Karma, è Predestinazione.
È un sentiero che si biforca.
È causalità e casualità.
È simultaneità.
È relativo.
È ciclico, rettilineo o puntiforme.
È l’UOMO: è la sua sconfitta, la sua condanna, la sua prigione.
È il suo tesoro.
È il suo Sogno.
January 6, 2012
Bill Evans’ niece
In Her Own Sweet World
Waltz for Debby
A lungo se ne stava fermo, sulla soglia, a contemplarla.
Nel silenzio vibrante di una musica che solo lei udiva, spirali luminose di capelli scompigliavano miriadi di pagliuzze d’oro, prigioniere in un raggio di sole.
Il vestitino, allargato e teso nella danza, vorticava come una trottola: colori confusi, colori brillanti… clown e pupazzi, immobili occhi di bambole, rapiti e fissi in quel dolce mondo di fiaba, dove la bella fanciulla e il suo principe ballano e ballano per sempre…
Dal mio posto, fra un carillon a forma di cuore e il più strano degli scacciaspiriti, fatto con le stringhe delle scarpe, potevo vederlo.
A lungo se ne stava a guardare la sua bambina, fermo, più fermo dei peluche allineati in bell’ordine, più fermo delle bambole, immobilizzate nei loro atteggiamenti stereotipati.
Prigioniero di una fragile magia, tratteneva il respiro… sulla sottilissima pelle di sapone della bolla, vorticoso e colorato, gira e gira un universo effimero: nuvole e alberi, cielo e terra… fra un attimo si dissolverà in uno spruzzo di minuscole gocce…
Quasi non batteva palpebra, il filo impalpabile ma tenace dello sguardo a trattenere l’incantesimo.
Ritrovava ad un tratto, mai dimenticato, il sapore inconfondibile della propria infanzia, zucchero e panna, subito variegato dal dolceamaro di una vaga malinconia.
I suoi ricordi di bambino, non poi così lontani, brillavano vividi e luminosi, come frammenti di uno specchio rotto.
…il passato…
E poi, improvviso, un fuoco d’artificio chiaro e luminoso, il frizzo indistinto della speranza: sua figlia diventerà grande, vivrà la sua vita, realizzerà i suoi sogni…
…il futuro… non poi così lontano!
Il Tempo!
Quante cose mi ha portato via!
Il mio bel color porpora, che risaltava vivace fra le Barbie in bluejeans e i pagliacci ridenti.
La mia piccola principessa e il suo mondo di giochi e fiabe inventate… scambiato con una solida e responsabile vita di adulta!
Fuori piove.
E io non sono che un vecchio, stupido orso polveroso…
January 13, 2012
Still life in studio
Jaco
Three views of a secret
I
Il mio piccolo segreto è grande come il mondo!
Sigillato nel più prezioso degli scrigni, chiuso con mille chiavi, sta, tesoro nascosto, nel più profondo recesso del mio cuore.
Chi si è avventurato alla sua ricerca si è perduto nel buio: labirinti ingannevoli, imprevedibili trabocchetti, lunghi e tortuosi cunicoli che non portano da nessuna parte… oscurità, ombre infide… e scale e scale, che salgono e precipitano, su e giù, o forse giù e su…
Il mio grande segreto è piccolo come una fiammella, che palpita e scalda e brilla con bagliori di rubino.
Molti si son messi alla prova: alcuni hanno fatto ritorno, confusi e incapaci di ricordare; altri, senza speranza, ancora vagano a tentoni: ne sento a volte i passi, sempre più lontani, e le voci perdute, sempre più fioche.
…ma Tu… Tu, forse, seguirai il filo, sottile come bava di ragno e più fragile di un fiore di ghiaccio.
Io stessa te l’ho messo fra le dita, mentre Tu, distratto, pensavi ad altro…
II
Mi sono calato nel pozzo oscuro, giù, sempre più giù, cercando appigli con le mani e con i piedi.
Ho percorso sentieri di acqua e di fango.
Ho percepito nella melma viscida forme dure, taglienti: maldicenza e infamia, rimorso e tormento.
Ho attraversato paludi di solitudine e nebbie impenetrabili di pena e di dolore.
Ho visto il colore della paura.
Ho creduto a simulacri, confondendo verità e finzione.
Nel silenzio, l’eco della mia voce, moltiplicata da volte cupe e rimbombanti, mi ha fatto tremare.
Ho visto la mia immagine nello specchio fermo e scuro dell’acqua ipogea… e non mi sono riconosciuto!
Dove seppellirò il mio segreto?
III
Tutti hanno il proprio segreto.
Io ho il mio segreto.
Tu hai il tuo segreto.
Ma io… evviva!… ho decifrato il codice!
Miracolosamente, quando meno me lo aspettavo, quei minuscoli segni incomprensibili, sacre iscrizioni sulle tavole della Tua Legge, piccoli dei enigmatici custodi del mistero del tuo cuore… così, da un momento all’altro, eccoli comporsi nel più chiaro, solare, evidente dei messaggi…
Specchio specchio delle mie brame… nelle magiche profondità ho visto brillare il tuo sorriso… prismi di cristallo riflettevano arcobaleni…
January 19, 2012
Civetta (Athene noctua)
Dea alata dagli occhi d’oro
uscita da un tetradramma ateniese,
il tuo sguardo chiaroveggente affascina.
Amica della notte,
sorella dell’oscurità,
penetri il buio col tuo lungo verso di oboe.
Piccola guerriera sapiente compagna di Atena,
hai duri artigli assassini
e penne arruffate e morbide come pelo di gatta.
Tu conosci i segreti olimpici
e parli parole antiche di filosofica saggezza.
Ombrosa e corrucciata,
attenta e curiosa,
esperta di incantesimi e malie,
maga e indovina
tu scruti il Tempo
e percorri intero il cerchio dell’orizzonte
girando il capo dal cipiglio severo.
Nelle tue grandi pupille ipnotiche
di topazio e giaietto
si addensa il Mistero…
January 20, 2012
The Folks Who Live On The Hill
Darby and Joan
Apologia della Casa Rurale
Guardare il cielo stellato significa guardare il Tempo.
Quello che vediamo è il passato, anzi tanti passati quante sono le diverse distanze (misurate in numeri esorbitanti di anni-luce) dei corpi celesti rispetto al nostro occhio, che ne percepisce la luce.
Anche guardare un paesaggio significa guardare il Tempo, un tempo umano,
ben ancorato a questa Terra.
Ecco lì un raccordo autostradale,
una stazione di servizio con self-service e autolavaggio,
tralicci dell’alta tensione,
una distesa di pannelli solari,
i binari dell’alta velocità, la tangenziale, la rotonda… VIA! VIA!… cancelliamo tutto questo!
Villette a schiera coi loro minuscoli giardini che sembrano finti,
edifici costruiti in bioedilizia,
pareti vertiginose di vetri riflettenti e strutture metalliche,
maisonettes e appartamenti sovrapposti in palazzi affittasi-attico-con-finiture-di-pregio.
VIA! VIA!
Borghi ristrutturati, con intonaci dai colori sfacciati.
Capannoni-di-varie-metrature-vendesi…
VIA!
E, per favore, accomodatevi fuori anche voi, case dai muri in mattoni a vista…
…e anche voi, buone case anni ’50
(avvolgibili scrostate e balconi a giorno con le ringhiere arrugginite).
Te sola voglio in questo mio paesaggio,
col tuo grande androne ombroso
e il porticato dove il sole disegna arcate di luce,
il muro del fuoco
e la finestra a lunetta del granaio, che è forse un simbolo astrale,
le mattonelle sconnesse dell’aia
e la vecchia stalla che ancora risuona di caldi muggiti
e lunghe fiabe raccontate nelle sere d’inverno,
e le pareti traforate del fienile, alto come una cattedrale,
col soffitto di legno a capriate e oblique lame di pulviscolo che tagliano l’ombra…
Tutt’intorno a perdita d’occhio
la grande campagna…
January 21, 2012
House devastated by fire
Burning Down the House
Diagonali di fuoco
corrono voraci sulle vecchie travi.
Il legno geme
e nel fumo esala il respiro delle stagioni passate.
January 26, 2012
Still life in studio
Mondi paralleli
Blu inquieto.
Onda immobile.
Cielo di vetro.
Il Mistero è triplice.
Forma.
Cerchio, cubo, sfera.
Materia.
Trama e ordito di seta.
Argento che riluce opaco.
Traslucido turchese percorso da vene dendritiche.
Il Mistero è nell’oggetto percepibile
in Questomondoquotidianodispazioeditempo:
la sciarpa leggera,
il cucchiaino da tè,
quello che resta di una lunga collana
che un giorno si è impigliata
in un gesto troppo brusco o distratto
e si è sciolta in rotolanti perle azzurre,
il piccolo bottone screziato,
il dado che non ha numeri per sfidare la Sorte.
January 27, 2012
Premonition
Fox’s Police Station
Terremoto
La grande mano tellurica
è emersa dall’oscuro mistero sotterraneo.
Ha afferrato Casamia
e l’ha scossa dalle fondamenta.
Con brutalità.
Con indifferenza.
Come un giocattolo fra le dita sbadate di un bimbo.
E poi… tutto finito!… tutto intatto!
Eppure sento un piccolo serpente freddo
che si agita dentro di me.
La grande mano ha rivoltato Casamia come un guanto.
Dentro – pericolo
Fuori – salvezza
Sul pavimento e lungo i muri
corrono adesso lunghe crepe di paura.
Nelle nere connessure d’ombra fra i mattoni
l’imprevedibile tesse inquiete ragnatele impalpabili.
January 30, 2012
I Only Have Eyes For You
Ero immersa in un buio colorato
fatto di fruscii leggeri
che profumava d’attesa.
Ricordo bene il tocco morbido delle piccole mani
che mi han portata alla luce
e lo stupore e la meraviglia
in quei grandi occhi di bimba
dove ho visto rispecchiarsi la mia bellezza.
Lunghi giorni beati!
Fra i libri illustrati, l’orsacchiotto e la trottola
io ero Regina!
Giorni lunghi e felici
di coccole e baci,
di segreti sussurrati e fiori fra i capelli.
Lunghi, lunghi giorni…
La trottola arrugginita geme
vicino all’orso dimenticato.
I libri illustrati han perso i colori.
La nostalgia è grigia
e la polvere ha l’odore dell’oblio.
February 3, 2012
Home on the Range
Nostos
Nel silenzio intatto dell’ora del gallo,
ho sellato il mio cavallo pallido come l’alba.
Per molti giorni ha galoppato verso il mattino.
Insieme al vento
il suo nitrito ha percorso la steppa infinita…
ed ecco il Grande Muro possente,
la Città di Giada,
e il Mare delle Perle…
È tempo di tornare!
Luminoso come oro è il mantello del mio destriero.
A briglia sciolta ha percorso terre infuocate,
fin dove le dune vagano erranti
e l’aria trema di miraggi.
Ha bevuto la frescura dell’oasi
e là, sotto le palme frastagliate,
una parola sola ho sussurrato al suo orecchio vibrante: torniamo…
La sua criniera fluttua e getta bagliori di rame
rossi come il tramonto.
Per monti e per valli abbiam viaggiato
finché il Grande Oceano con le sue lunghe onde azzurre
ci ha fermati.
Le froge han respirato odore di salsedine,
gli zoccoli scalpitanti
hanno impresso sul bagnasciuga un arco
che la spuma del mare ha cancellato.
A casa!…
La mia cavalcatura è nera
come il cielo di mezzanotte,
in fronte brilla una candida stella.
Proprio là voglio andare,
dove allo Zenit risplende la Stella Polare!
Spettri di ghiaccio,
bianchi fantasmi di neve,
aurore boreali: nulla ci fermerà!
…ma il mio cavallo è stanco
e vuol tornare…
February 7, 2012
Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros)
Disegnato col carbone e l’ocra rossa,
impreziosito dalla porpora fenicia
che rende il suo nome degno di un principe,
evoca il buio e il calore,
la nube temporalesca e la luce vivida del lampo.
Color di cenere, color di brace,
fumo e fiamme arancioni,
fuliggine e incandescenza di faville,
è un piccolo scrigno piumato
dove pulsa e respira la vita.
Esiste
appoggiato a una tegola ricurva,
per un attimo che fugge e si dilegua nell’aria di ghiaccio.
February 9, 2012
Casa cantoniera
Splende il sole
di una lunga giornata di sogno.
Da lontano la vedo,
aggrappata al ciglio della strada:
è rossa e scura
come un grumo di sangue rappreso nella neve.
È aperta ai quattro venti,
poiché ben chiuse sono le finestre
e le porte sono sigillate con calce e mattoni.
Cerco dentro
una tana calda, un rifugio sicuro.
I muri verdi cantano sgretolandosi
e il respiro dell’inverno è gelido
e brucia.
Salgo a precipizio la lunga scala
che scende nell’abisso di tegole rosse.
Nel silenzio che gocciola malinconia
i miei passi affondano
nei bianchi gradini cedevoli
che si sciolgono in acqua.
February 16 2012
Change of Season
Come un serpente
molte volte ho cambiato pelle.
Ero bianca, prima che lei nascesse,
come una pagina non scritta.
Poi ho illuminato i suoi giochi infantili
con un solare color arancione.
Lei stessa mi ha cambiata in rosso:
il fuoco ardente della sua passione
aveva acceso di fiamme le mie pareti e il suo cuore.
All’improvviso se n’è andata.
Per lunghi anni
umidità e abbandono
hanno disegnato sul mio intonaco
il triste planisfero della solitudine.
Ma un giorno è ritornata,
i riccioli scuri mutati in argento,
e mi ha voluta azzurra…
…azzurra per ricordare
…azzurra per riposare
…azzurra per aspettare.
February 23, 2012
Il castello
Fra le mura del mio castello,
rosse come il sangue,
ho rinchiuso il mio Amore,
tesoro prezioso,
con chiavistelli e sbarre.
Al mio arco ho, per difenderlo,
sei frecce d’oro puro.
Verità,
perché non lo turbino gelosia e tradimento.
Quotidianità,
perché impari a danzare al ritmo del tempo.
Musica, Poesia e Gioco,
perché non conosca la noia.
L’ultima freccia ha un nome segreto,
sussurrato nel buio caldo
di un abbraccio appassionato.
February 24, 2012